COME CARBONI ARDENTI DI DESIDERIO

QUAR21 RICERCA DELL’UOMO, RICERCA DI DIO

XVII EDIZIONE

VENERDÌ 2 APRILE 2021

Vide e credette (Gv 20,1-9).

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

Il Vangelo di pasqua è strano perché non c’è nessun annuncio della risurrezione (che è stato invece dato nella veglia). In questo racconto si registrano delle reazioni di fronte a un fatto per nulla soprannaturale: la costatazione che un cadavere è scomparso dalla sua tomba. Maria pensa che qualcuno lo abbia trafugato. Pietro vede ciò che è rimasto: i teli che lo avvolgevano. Non si chiede tuttavia: quale stupido trafugatore si porterebbe via un corpo togliendolo dal suo contenitore? Solo l’altro discepolo intuisce, perché dall’assenza del corpo e dalla presenza dei teli non solo deduce che a Gesù può essere accaduto qualcosa di diverso, ma lo crede fermamente perché è una conferma di ciò che aveva già detto Dio nella Scrittura. In fondo fa un esercizio di intelligenza, interpreta i dati, non rimane alla banalità di ciò che accade sempre, ma è disposto ad aprirsi ad una novità inattesa. È questa capacità che manca alla maggior parte degli uomini i quali di fronte ad un evento inatteso come la pandemia continuano a ragionare in modi vecchi, oppure di fronte all’emergenza climatica dimenticano facilmente qualsiasi catastrofe meteorologica perché tanto torna sempre il sereno, non importa se magari è un caldo torrido; anzi, è un’occasione per aumentare le vacanze al mare. Il vero problema è l’incapacità o la non volontà di interpretare i segni, di lasciarsi interrogare da ciò che accade e riportare tutto invece a degli schemi abituali, a risposte di comodo. È proprio questo che non permette di ascoltare quando Dio ci parla e, anziché curare la nostra sordità, lo rimproveriamo anche perché non parla. Il giorno della risurrezione non inizia con gli effetti speciali (e questo rende i vangeli affidabili: quale imbroglione non avrebbe fantasticato raccontando in presa diretta la risurrezione di un morto?) ma con un appello alla nostra intelligenza a non restare alle spiegazioni scontate e ad osare invece un pensiero più grande.

Michele Tartaglia

Come carboni ardenti di desiderio

Nel Canto XIV del Paradiso (vv 37-66), Salomone spiega a Dante cosa avverrà alla resurrezione finale, quando si ricomporrà ogni persona come anima e corpo. Non vogliamo entrare in una disputa teologica, ma solo rendere omaggio alla straordinaria poesia della Commedia, che si può apprezzare in particolare nella similitudine dell’anima come carbone ardente e nel desiderio gioioso che ognuno sperimenterà nel rivedere la propria mamma (chiamata proprio così da Dante, non madre, che è il termine usato in letteratura) e i propri cari.

“Non appena ci saremo rivestiti della nostra carne gloriosa e santa, spiega Salomone, la nostra persona sarà più grata (a Dio) per essere nuovamente integra; perciò la visione di Dio sarà più intensa, aumenterà l’ardore di carità che essa accende, aumenterà lo splendore che proviene da essa.

Ma come il carbone avvolto dalla fiamma la supera per il suo colore bianco incandescente, in modo tale da continuare ad essere visibile, così questo fulgore che già avvolge noi anime beate, sarà vinto dall’aspetto del corpo che ora è sepolto in terra; e un tale splendore non potrà abbagliarci, poiché gli organi del corpo saranno rafforzati per fruire di tutto ciò che potrà darci gioia”.

Gli spiriti beati, divisi in due corone, nota Dante, furono pronti e solleciti a dire «Amen!», tanto che manifestarono un gran desiderio dei corpi morti: forse non tanto per loro stessi, ma per (rivedere) le mamme, i padri e le altre persone che amarono prima di diventare fiamme eterne.

Giovanni de Gaetano