XVIII EDIZIONE

VENERDÌ 11 MARZO 2022

Parlavano del suo esodo (Lc 9,28-36).

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosé ed Elia, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosé e una per Elia». Egli non sapeva quello che diceva. Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!». Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

È una particolarità di Luca l’inserimento nel racconto della trasfigurazione dell’argomento su cui parlavano Gesù Mosè ed Elia: l’esodo a cui si fa riferimento è il passaggio che Gesù farà a Gerusalemme da questo mondo a Dio, attraverso la sua morte, risurrezione e ascensione. La scena è fortemente simbolica perché Mosè ed Elia simboleggiano le Scritture d’Israele (il nostro Antico Testamento) dove si trovano le parole per interpretare l’evento tragico della morte di Gesù; anche dopo la risurrezione, Gesù stesso spiegherà ai due discepoli di Emmaus e agli Undici nel cenacolo quanto gli è accaduto, ricorrendo alle Scritture. L’evangelista vuole offrire ai suoi lettori una chiave per interpretare gli eventi, come faranno gli apostoli nel racconto degli Atti, dove citeranno esplicitamente quei brani della Scrittura che rileggono la morte di Gesù. Questo modo di leggere la Parola di Dio alla luce di quanto accade e leggere quanto accade alla luce della Parola è forse il lascito più importante delle prime comunità cristiane: ogni volta che nella storia la comunità ha vissuto qualche evento doloroso, ha trovato le parole per interpretarlo e per superarlo proprio nelle Scritture, che sono lo specchio o la lente con cui leggere la realtà. Anche oggi siamo chiamati a far risuonare la Parola di Dio per interpretare altri esodi che avvengono nel mondo: quello del popolo martoriato dell’Ucraina, ma anche quelli spesso disprezzati e dimenticati delle migrazioni di massa di interi popoli a tutte le latitudini. Il racconto della trasfigurazione ci ricorda che la Scrittura non può essere letta per giustificare i carnefici, ma solo per dare luce alle vittime. Mosè ed Elia non parlavano con Caifa per spiegare come mettere a morte Gesù, ma parlavano con Gesù per dare un significato a un atto ingiusto e per dire a lui e ai discepoli che Dio è dallo loro parte, che le vittime, non i carnefici, sono figli di Dio. Ma il racconto della trasfigurazione ci dice anche, per citare le parole del grande teologo Karl Barth, che non possiamo leggere la Bibbia fuori da ciò che accade nella vita reale, inventandoci realtà alternative e avulse dai drammi della storia: avere la Bibbia in una mano e il giornale nell’altra è l’unico modo per essere discepoli di Cristo oggi, prendendo posizione a favore delle vittime e parlando degli esodi di disperati che attraversano il nostro tempo.

Michele Tartaglia