XVIII EDIZIONE
MARTEDÌ 12 APRILE 2022
Contro il pensiero tribale, dobbiamo tenere il discorso della totalità dell’umanità
Al di là del conflitto nell’Europa orientale, viviamo in un mondo afflitto da crescenti disuguaglianze, dalla minaccia climatica, dallo sviluppo di populismi e nazionalismi, dall’ascesa di oscurantismi – non solo religiosi, ma anche legati alla scienza. …Stiamo frammentando la nostra umanità in tanti tribalismi.
Chiamo tribalismo questo confinamento, questa ossessione per le identità già teorizzata dal filosofo Henri Bergson [1859-1941]. Secondo lui, siamo dominati da un istinto tribale: ci sentiamo abbastanza naturalmente uniti a coloro che hanno il nostro stesso sangue, la stessa lingua, il nostro stesso colore della pelle o la nostra religione. Da questo punto di vista, la nozione di umanità sembra essere un’astrazione. Proprio per questo è nostra responsabilità, come esseri umani, uscire dalle nostre tribù per muoverci verso questa idea di umanità. Per fare questo, Bergson dice che ci sono due tipi di motori. Il primo è la ragione filosofica, che ci insegna che l’idea di umanità deve essere un principio morale ed etico per le nostre azioni. Il secondo è la religione. Bergson pensa che sia anche, nel presente caso, più efficace della ragione filosofica, perché lavora sull’emozione, che è contagiosa. Ciò che Bergson sta descrivendo qui è ovviamente una religione aperta. Perché è purtroppo possibile mettere la religione al servizio dei nostri confini identitari e farne una macchina di esclusione, anche di guerra. Se affermo che oggi siamo in una forma di tribalismo, è perché tutto è ricondotto a questioni di identità, di confinamento nazionalista.
Il filosofo franco-senegalese Gaston Berger [1896-1960] ci ricorda che il futuro non è ciò che inevitabilmente accadrà, ma ciò che, insieme, faremo. Ecco perché dobbiamo continuare a combattere contro istinti tribali, confinamenti, etno-nazionalismi. E tenere ferma la causa di una società umana nel senso di Bergson, cioè di una società che finisce per abbracciare la totalità dell’umanità.
Souleymane Bachir Diagne, filosofo senegalese
Excerpta dall’intervista di Virginie Larousse, traduzione di Giovanni Spaliviero (Venezia)