XVIII EDIZIONE

MARTEDÌ 22 MARZO 2022

Le Beatitudini come ricetta per amare ed essere amati

Un saggio orientale raccontava ai suoi discepoli la visita al paradiso e all’inferno. Nell’inferno aveva trovato una serie di persone scontente che si insultavano a vicenda. Non riuscivano a mangiare il riso nelle ciotole di fronte a loro perché gli stecchini erano troppo lunghi. Nel paradiso invece tutti erano felici e si scambiavano testimonianze di affetto e gratitudine. Avevano imparato a utilizzare stecchini della stessa lunghezza di quelli infernali per darsi da mangiare il riso a vicenda.

I commenti a questa parabola cinese possono essere molteplici, ma desidero limitarmi al tema di questa quaresima. Nei comandamenti il popolo eletto era stato fornito con stecchini troppo lunghi che proponevano un cibo irraggiungibile. Per questo la legge era diventata lettera morta.

La legge aveva incoraggiato una lettura negativa della prescrizione della Torah. “Ama il prossimo tuo come te stesso” era diventata “Odia il prossimo tuo come te stesso”, una pratica che soddisfaceva la legge scritta ma contraddiceva lo spirito della legge. Gesù non aveva cambiato la lunghezza degli stecchini, ma aveva insegnato a utilizzarli, attraverso la proclamazione delle beatitudini. Invece di comandamenti da seguire, le beatitudini rappresentavano una ricetta “self help” per apprezzare se stessi. Spiegavano prima di tutto che lo sforzo personale di perseguire la felicità è futile se non è coordinato con il piano che Dio ha per ognuno di noi. Un idraulico che cerca di ottenere il premio Nobel per la medicina sarà infelice sia come medico che come idraulico. Ma soprattutto un riconoscimento non implica felicità quando è vissuto come successo personale invece che un successo umano di cui molti artefici essenziali rimarranno per sempre sconosciuti. Lo scienziato brillante non avrebbe mai scoperto la struttura del DNA senza l’autista dell’autobus che lo portava a scuola ogni mattina e la maestra che gli ha insegnato a leggere e la lavandaia che gli lavava le camicie e le mutande. I voli interplanetari sono stati resi possibili dagli schiavi che morivano nelle piantagioni di cotone degli USA o che conducevano le mandrie nelle steppe della Russia zarista. Secondo le beatitudini, rappresentano una ricetta per amare ed essere amati. E di questo Gesù ci ha dato una testimonianza personale quando ha rinunciato a ogni manifestazione di potere e ha deciso che solo rendendosi il servo dei servi poteva conquistare il cuore umano. Nell’amore per la povertà di Gesù impariamo ad amare la nostra povertà e la nostra sofferenza. Riconosciamo i comandamenti come mete raggiungibili solo quando impariamo a contare sull’altro per poter mangiare e su Dio che ci fornisce il cibo. Oltre a rappresentare la chiesa invisibile, il corpo di Cristo rappresenta la solidarietà che ci permette di usare gli avanzamenti scientifici per migliorare la nostra vita invece che a distruggerci a vicenda. Alla faccia delle rivoluzioni francese e americana che, in nome della felicità, hanno nutrito Hitler, Stalin e Putin.

Lodovico Balducci, Tampa, Florida