Tra le bevande più antiche al mondo, sicuramente la più consumata tra le non-alcoliche, protagonista di molte leggende e canzoni popolari, il caffè pare non sia più considerato solo un piacere per il palato e la convivialità, ma anche un beneficio per il nostro stato di salute.

La fotografia del consumo di questa bevanda in un contesto Mediterraneo, è stata ottenuta tramite i dati raccolti dal Progetto Moli-sani ricavati da un’accurata analisi delle abitudini alimentari dei partecipanti al progetto ed è stata recentemente pubblicata sulla rivista The Journal of Nutrition (1).

Quotidianamente, i soggetti partecipanti allo studio, consumano in media circa tre tazze di caffè al giorno. Poco più di queste quantità (tra le 3 e le 4 tazzine al giorno), possono avere un ruolo riduttivo sulla mortalità totale e su quella dovuta a cause cardiovascolari, diminuendone il rischio del 28% e del 42%, rispettivamente.

Un aspetto interessante della ricerca Moli-sani è che dal punto di vista della salute, non assumere caffè equivale ad assumerne troppo; ciò significa che la relazione non è lineare, ma solo l’assunzione moderata di questa bevanda è associata a un reale beneficio. Inoltre uno dei meccanismi che può, almeno in parte, mediare l’assunzione di caffè con la riduzione del rischio di morte, nei soggetti sani, è il peptide natriuretico di tipo B (utile per la diagnosi di scompenso cardiaco). 

Questo studio suggerisce che il caffè, come viene preparato e consumato in Italia, nel contesto di un sano stile di vita, può apportare notevoli benefici alla nostra salute. Resta quindi la domanda: perché non inserirlo tra gli alimenti dello score di aderenza alla Dieta mediterranea?

1)  Ruggiero E, Di Castelnuovo A, Costanzo S, Persichillo M, De Curtis A, Cerletti C, Donati MB, de Gaetano G, Iacoviello L, Bonaccio M; Moli-sani Study Investigators. Daily Coffee Drinking Is Associated with Lower Risks of Cardiovascular and Total Mortality in a General Italian Population: Results from the Moli-sani Study. J Nutr. 2020 Dec 31:nxaa365. doi: 10.1093/jn/nxaa365.